Affrontare le proprie emozioni

Come riuscire a gestire le proprie emozioni? Non sono tutte uguali, tuttavia, molte di quelle che consideriamo scomode oppure dichiaratamente negative possono portare le persone più sensibili al cibo  a una perdita di controllo della quantità e della qualità degli alimenti consumati, favorendo un accumulo progressivo di peso.

Un errore comune è pensare che gli stati d’animo negativi vadano per forza eliminati: in realtà occorre solo accettarli – e sappiamo che questo non sempre è facile – perché scacciarli non fa altro che peggiorare la situazione. Imparare a “starci dentro”, meglio se accogliendo la situazione che non si può cambiare. Se invece potete farlo, cosa aspettate ad attivarvi per modificarla?! Solo in questo modo potrete reagire in maniera più positiva ai momenti difficili.

 

  • LA NOIA

Il cibo non viene usato sempre come un antidepressivo. Può svolgere anche un ruolo di distrazione, ossia può dare una risposta all’esigenza di tenersi sempre occupato. Mangiare è un’attività semplice, comoda e gratificante: un antidoto perfetto all’ozio.

Il mio suggerimento
È bene trovare un passatempo alternativo che tenga impegnate le mani e la mente. Accendere la TV o leggere un libro non sempre aiuta, perché è possibile imbattersi in immagini culinarie oppure in scene di vita a tavola o anche lasciare andare i pensieri che possono riportare la mente verso il cibo. Sono, inoltre, attività che predispongono allo “sgranocchiamento”.

 

  • LA SOLITUDINE

A spingere verso patatine fritte e caramelle non c’è soltanto l’esigenza di colmare un vuoto affettivo ma anche il rimuginare sui propri problemi. Chi vive da solo non ha nessuno che freni la sua ricerca continua di cibo.

Il mio suggerimento
Identificare una persona cara disposta a fare da “salvagente” in caso di emergenza: basta appendere il suo numero di telefono al frigorifero e chiamarla ogni volta che si avverte il bisogno irrefrenabile di usare il cibo come ricompensa affettiva.

 

  •  LA TRISTEZZA

Un lutto, un dispiacere, un licenziamento inaspettato possono spiegare un periodo di frequenti raptus famelici.  Il cibo diventa una coccola, una fonte di calore e di consolazione, come la “poppata” per il neonato.

Il mio suggerimento
Una moderata attività fisica può davvero aiutare: scarica lo stress, distrae e innalza il livello di endorfine, gli ormoni del buonumore.

 

  • L’ANSIA

L’ansia è una reazione adattativa. Se l’abitudine ad abbuffarsi compare puntualmente prima di date importanti oppure in seguito a un evento stressante e ansiogeno (un litigio, una prova andata a male), la prima cosa da fare è calmarsi.

Il mio suggerimento
Una tecnica, semplice ma efficace, consiste nel “posticipare mentalmente” la preoccupazione. Bastano 6-8 minuti di rilassamento con la mente sgombra dai pensieri, affinchè il livello di ansia cali in modo spontaneo.

Ciò aiuta a “programmare” la risposta allo stress, frenando le reazioni impulsive.

 

  • LA FRUSTRAZIONE

Quando si è a dieta stretta, può succedere che – a furia di privazione – ci concediamo un piccolo “sgarro”, che può aprire la strada a ulteriori infrazioni. In certe situazioni, un cracker tira l’altro e l’odiosa dieta va presto a farsi benedire.

Il mio suggerimento
Se vi capita in continuazione, forse la dieta che state seguendo è troppo punitiva e non va bene per voi; sarebbe meglio reimpostare un programma personalizzato con l’aiuto di un dietologo che approfondisca le vostre esigenze.